Brusca frenata per il comparto dell’affitto di immobili nel primo semestre di questo 2020, che risente dei pesanti effetti del Covid-19. A mettere in luce questa dinamica ci hanno pensato le recenti rilevazioni condotte dall’Ufficio Studi Tecnocasa che si è occupato di tracciare il nuovo volto del mercato immobiliare delle locazioni durante l’emergenza sanitaria.
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Un trend che si interrompe
Un segmento, quello dell’affitto, che da anni non attraversava momenti così difficili: il grande boom delle locazioni turistiche, infatti, aveva portato a una marcata contrazione dell’offerta residenziale che di conseguenza aveva registrato un’impennata dei canoni. Il Covid però ha interrotto questo trend, con lo stop del turismo e un uso dello smart working sempre più massiccio, che hanno portato i nostri connazionali a rivalutare il proprio ambiente domestico, con una riduzione della domanda che ha creato di conseguenza più margine d’offerta.
Numeri alla mano
Stando a quanto evidenziato da Tecnocasa, i contratti di locazione nel primo semestre del 2020 hanno visto una contrazione dei loro canoni dello 0,2% per i monolocali e dello 0,9% per i bilocali e i trilocali.
Chi è alla ricerca di una casa da affittare? Il 74,7% lo fa per individuare una soluzione abitativa stabile, cifra in leggera crescita rispetto a un anno fa quando si posizionava sul 71,4%. Si tratta di un campione che non dispone del budget necessario a concludere l’acquisto di una casa oppure preferisce in generale l’affitto.
Si contrae notevolmente la percentuale di coloro che ricercano un immobile in affitto per motivi lavorativi, che passa dal 25,9% al 22,6%, a causa del ricorso sempre più esteso da parte delle aziende allo smart working. Rimane Milano la città italiana dove si continua a ricercare casa in affitto per ragioni professionali, anche se su base annua la domanda si è abbassata del 10%. Diminuisce anche la percentuale dei single alla ricerca di immobili in locazione che su base annua passano dal 54,5% al 53,8%. Aumentano i contratti a canone concordato (dal 29,5% al 31,4%) e quelli transitori (dal 15,4% al 16,6%), mentre diminuiscono quelli a canone libero (55,1% contro 52,0%). Per ciò che riguarda la scelta dei contratti transitori, questa si deve alla volontà dei proprietari, che prima adibivano le case a fini turistici, di non vincolare per periodi troppo lunghi gli immobili, in modo da poterne nuovamente fruire per quando il settore turistico ripartirà.