Imposta di registro, cos’è e come si calcola

Che cos’è l’imposta di registro

L’imposta di registro è una tassa che deve essere versata allo Stato a fronte della registrazione – per obbligo o per scelta – di un atto pubblico o privato. In particolare per la registrazione di ogni trasferimento di ricchezza o di un atto scritto. Un esempio potrebbe essere un contratto, una scrittura privata, la costituzione di una società o una sentenza.

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Con la registrazione un atto diventa immodificabile nel contenuto e nella data. Inoltre, viene riportato in ordine cronologico in un registro conservato presso un ufficio preposto all’Agenzia delle Entrate. L’imposta di registro va a remunerare lo Stato per la fornitura di questo servizio di garanzia ai privati.

La tassa di registro è un’imposta indiretta, poiché non si applica alla ricchezza prodotta, bensì unicamente a quella trasferita, e interessa i valori venali, cioè i valori di mercato dei beni e i valori patrimoniali citati negli atti. Alternativa a quest’ultima come imposta indiretta è l’IVA, e infatti in genere la tassa di registro non si applica sulle operazioni già soggette all’IVA, come ad esempio l’acquisto di molti prodotti e servizi. Ci sono tuttavia delle eccezioni, come vedremo più avanti, previste in materia di locazione e cessione di fabbricati da ditte costruttrici.

Per quanto riguarda gli atti pubblici (ad esempio le cessioni immobiliari) o gli atti autenticati è direttamente il notaio che effettua la registrazione, ricevendo la tassa di registro che poi verserà all’Erario. Per i contratti di locazione altri atti relativi agli immobili è invece attiva una procedura di registrazione interamente digitale tramite il sito dell’Agenzia delle Entrate.

Quando va pagata l’imposta di registro

L’applicazione dell’imposta è regolata dal DPR n. 131/1986. Per legge, devono essere registrati tutti gli atti scritti stipulati in Italia, i contratti, anche verbali, che hanno per oggetto affitti, trasferimenti di azienda, di proprietà o di diritti reali (come il diritto di abitazione) e gli stessi atti stipulati all’estero. Il termine fisso per la registrazione è normalmente di 20 giorni, mentre i contratti di locazione e gli altri atti relativi a diritti sugli immobili hanno un termine di 30 giorni e gli atti stipulati all’estero di 60 giorni.

Come si calcola l’imposta di registro

La tassa di registro può essere calcolata applicando un’aliquota percentuale o in misura fissa, in base a tariffe stabilite per legge. La base imponibile, cioè la cifra sulla quale viene calcolata l’imposta, varia a seconda del tipo di atto. Vediamo quali sono i casi più comuni.

Imposta di registro per la prima casa

In caso di compravendita della prima casa, l’imposta di registro varia a seconda che l’acquisto sia effettuato da un privato o da una società. Nel primo caso, la tassa va versata direttamente al notaio, che a sua volta la verserà allo Stato, ed è prevista l’applicazione di un’aliquota proporzionale del 2%sul valore dell’immobile. Anche nel caso di acquisto effettuato da una società la tassa deve essere pagata al notaio, ma è prevista l’applicazione dell’IVA agevolata al 4%sul valore di cessione dell’immobile.

Imposta di registro per la seconda casa

Per quanto riguarda la compravendita di una seconda casa, se l’acquisto avviene da un privato o da un’impresa esente da IVA l’imposta di registro è pari al 9% sul prezzo totale dell’immobile, e non potrà in ogni caso mai essere inferiore a 1000 euro. Per un acquisto effettuato da un’impresa soggetta a IVA (in genere al 10%, per gli immobili di lusso al 22%), la tassa di registro è fissa a 200 euro, poiché l’atto risulta soggetto a IVA con aliquota ridotta del 10%.

Imposta di registro per la locazione

L’imposta di registro per i contratti di affitto varia in base al tipo di immobile:

  • Per le abitazioni corrisponde al 2%del canone annuo di locazione moltiplicato per il numero di anni di contratto.
  • Per i fondi rustici è pari allo 0.50% del canone annuo moltiplicato per il numero di anni di contratto.
  • Per i fabbricati strumentali per natura con affitto da parte di privati esenti da IVA è  l’1% del canone annuo, il 2% negli altri casi.
  • Per tutti gli altri immobili la tassa corrisponde al 2% del canone annuo per gli anni di contratto. 

In alcuni casi, per l’affitto di abitazioni fra privati è possibile risparmiare scegliendo il regime della cedolare secca, che prevede il versamento di una tassa sostitutiva rispetto all’imposta di registro.

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N.B. Questo è un calcolo semplificato: i risultati reali possono differire da quelli presentati.